Montano Antilia è un paese del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano posto a 767 metri sul livello del mare ai piedi del contrafforte sudorientale del Gelbison (“Monte Sacro”), alla testata del torrente Serrapotamo, affluente di destra del fiume Mingardo. Rasentato a sud dalla statale Tirrena Inferiore, l’abitato si distende in pendio addossandosi alle pendici boscose del monte Antilia (1316 m). Il termine Montano deriva dal latino montanus, ossia “di montagna“, oppure da un nome di persona, precisamente San Montano, le cui spoglie, secondo la tradizione locale, sarebbero state ritrovate e poi depositate in un reliquiario in zona. La specifica Antilia, secondo alcuni, deriva dal latino ante Elios, ossia davanti al sole, secondo altri, invece, deriva dal termine altilia, che indica una zona con la presenza di antichi edifici.
Appartenne sempre al territorio di Cuccaro Vetere con il nome di Montagna e fu un piccolo casale, che le numerazioni del regno, ovvero i censimenti della popolazione, menzionano a partire dal secolo XVI. Staccatosi successivamente da Cuccaro Vetere, fu dato in feudo ai Monforte. Da Montano Antilia partì nel 1828 la rivolta dei Filadelfi capeggiata dal canonico De Luca, dal cancelliere comunale Pietro Bianchi e dalla sua consorte Alessandrina Tambasco Bianchi, ai quali – per il loro slancio patriottico – fu compenso il martirio. Una lapide sulla facciata del Palazzo Bianchi posta nel 1964 commemora i moti cilentani e le gesta di questi due eroi di Montano. Il centro antico conserva interessanti testimonianze della storia locale, tra cui la Chiesa madre con dei pregevoli affreschi settecenteschi di artisti locali, il Palazzo Monforte, il piccolo campanile maiolicato della piazzetta San Nicola, il bel palazzetto con la facciata d’inizio Novecento dei La Monica, le cappelle di Sant’Anna, Sant’Antonio e San Sebastiano, la suggestiva chiesetta rurale della Madonna di Loreto, la “Scala Santa” ed i caratteristici vicoli.