Prignano Cilento è un paese del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano posto a 415 metri sul livello del mare, fra la valle dell’Alento e le piani del Testene e del Solofrone. Sull’origine del nome esistono diverse tesi. Secondo il Ventimiglia, il nome Prignano deriverebbe dall’abbondanza di alberi di pero nel territorio circostante. Tale interpretazione sarebbe confermata dal frequente ricorrere di elementi naturali in toponimi di località vicine (Melito, Ogliastro, Cicerale). Una seconda tesi ritiene che l’attuale nome derivi dal latino praedium, ovvero “fondo” o “podere“. Sulla base della medesima radice praedium, vi è anche chi ha sostenuto che il nome Prignano derivi dal latino Pliniarum, ovvero “fondo di Plinio“. L’accertata presenza di Plinio il Vecchio in Campania ha fatto così congetturare che egli possedesse un podere proprio nel territorio oggi denominato Prignano. Secondo quanto riportato da Pietro Ebner, la prima notizia che si ha del villaggio è contenuta in un atto di vendita del 1070, conservato presso l’Archivio dell’Abbazia di Cava. Prignano è poi ricompreso tra i territori restituiti nel 1276 da Carlo II d’Angiò alla famiglia Sanseverino. Successivamente, il feudo venne ceduto da quest’ultima ad Antonello Prignano, il cui nipote Fabio lo alienò nel 1458 a Prospero Lanara. A seguito di altri passaggi, il feudo, comprensivo dei villaggi di Melito e di Poglisi (oggi scomparso), venne acquistato nel 1564 dal poeta napoletano Bernardino Rota. Nel 1649 passò a Pietro Brandolino, che nel 1701 lo cedette a Tommaso Cardone, di origine spagnola, che vi ebbe il titolo di marchese. La famiglia Cardone risulta infatti iscritta nel Libro d’oro della nobiltà italiana (1933) col titolo di Marchese di Melito e del Predicato di Prignano. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Torchiara, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia ha fatto parte del mandamento di Torchiara, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.
Nel territorio comunale è la diga e il lago artificiale dell’Alento, importante risorsa idrica. L’Oasi del Fiume Alento è un’area protetta istituita allo scopo di salvaguardare le aree naturali, gli habitat e le tipologie forestali del bacino del Fiume Alento. Rientra tra le aree SIC, in quanto Sito di interesse comunitario. Nel 1994 è stata ultimata la diga, che regola il corso del fiume e che è sita all’interno dell’oasi. La Diga Alento appartiene alla tipologia delle dighe in terra, cioè costruite in materiali sciolti, con un paramento bituminoso a monte che impedisce la filtrazione dell’acqua trattenuta nell’invaso. Il paramento di valle è ricoperto da una coltre erbosa che mitiga l’impatto ambientale favorendo l’inserimento dell’opera ingegneristica nel territorio circostante. Il complesso della diga, inoltre, ospita una serie di strutture collegate, tra le quali una centrale idroelettrica, un impianto di potabilizzazione e un centro per il monitoraggio delle dighe tramite rilevamento satellitare.