Novi Velia è un paese del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano posto a 648 sul livello del mare, nell’alta valle del torrente Badolato, lungo la Strada Provinciale che da Vallo della Lucania porta al monte Gelbison (1705 m s.l.m.) ed al suo Santuario. Le sue origini si perdono nei secoli, probabilmente doveva essere un villaggio fortificato già al tempo degli Enotri, popolazione originaria del Peloponneso, stanziata fin dal 1000 a. C. nella Calabria settentrionale, nella Basilicata sud – occidentale e nell’attuale area cilentana. A testimonianza di ciò ci restano dei ritrovamenti effettuati nel 1960 di una statuetta fittile “Tanagra“, di un serpentello di bronzo e di alcuni cocci di lampade votive, che si pensano essere provenienti da un santuario dedicato alla dea Era. E’, infatti, lecito supporre che sulla cima del monte, o nelle vicinanze, sia sorto un tempio dedicato a questa dea. In seguito (IV sec. a. C.), Novi, da villaggio fortificato, divenne fortezza della “Kora Velina“. Si può anche supporre che i Focesi di Elea fossero legati ai fratelli Enotri da motivi economici, infatti, tra le “Crete rosse” trovarono il ferro e, sulle pendici del monte il legno, elementi indispensabili per costruire le loro navi. In epoca romana, forse continuò la sua funzione di presidio a guardia, come in passato, della “Via del Sale” che da Velia raggiungeva l’interno. La prima notizia documentata dell’esistenza di Novi, però, si trova in un diploma del 1005 con cui il principe di Salerno Guaimario IV fa dono dei suoi possedimenti a Luca, abate del monastero di Santa Barbara, sito in territorio “de Nobe“.
Passeggiando per il paese di può ammirare il Palazzo baronale – Castello di Novi, disposto in una posizione strategica da cui è possibile osservare l’intero territorio del Cilentodal Mar Tirreno del Golfo di Velia alla catena degli Alburni. La costruzione del palazzo feudale, sede della Baronia dal XIII secolo, fu iniziata nel 1291 da Guglielmo Marzano, Signore dello Stato di Novi, che aveva donato ai monaci Celestini il suo antico palazzo, trasformato poi in Monastero. La Chiesa parrocchiale di Santa Maria dei Longobardi (o dei Lombardi), di origine medievale, rifatta in età barocca. Conserva una tavola, già attribuita ad Andrea da Salerno, ma ritenuta di un suo valido allievo, il polittico del 1540 di Giovan Filippo Criscuolo (Adorazione dei magi e santi) adorna il presbiterio. A 1705 metri si trova il Santuario della Madonna del Sacro Monte di Novi Velia, il più alto santuario mariano d’Italia. Si ritiene che la fondazione del santuario cristiano, sul preesistente sito pagano, risalga al X o XI secolo ad opera di monaci basiliani italo-greci che all’epoca dei Longobardi si insediarono nel Cilento. Inizialmente i monaci basiliani dovettero sistemarsi nelle grotte, di cui il Monte Gelbison è ricco, per dedicarsi alla contemplazione eremitica, per poi edificare un luogo di culto in cima al monte. Il primo documento che attesta l’esistenza del Santuario risale al 1131, parla di una rupis Sanctae Maria nel feudo di Rofrano (l’altro versante del monte rispetto a Novi Velia) e si trova in un Diploma dato da Ruggero II il Normanno, all’abate Leonzio di S. Maria Grottaferrata. Oggi è meta di tantissimi pellegrini che vengono dal Cilento e da tutta Italia.